In Either/Or Elliott Smith distilla tutta la sua tristezza dando forma a un’opera emotivamente possente. É il 1997, il grunge emette gli ultimi rantoli e i brani risentono di quelle variazioni armoniche ispide figlie del Seattle Sound nonostante sia viva la fascinazione per melodie Sixties.
La voce è garbata e fragile, perfettamente incastonata negli scarni arrangiamenti, così come morbidi sono i fingerpicking che la supportano. Emergono quindi undici acquerelli di estrema delicatezza come la nenia notturna di Angeles e l’intima confessione di Between The Bars.
Smith riesce comunque a trovare guizzi melodici easy listening senza tracimare nel banale, la sua sensibilità lo conduce a forgiare gli irresistibili ritornelli di Pictures Of Me, Ballad Of Big Nothing e Cupid’s Trick che fanno breccia con la forza delle hit.
C’è tanto calore umano tra le maglie di Either/Or e un senso di placida inquietudine si espande come una nube che si rarefà nel cielo terso. L’unica nube di una giornata graziata da un sole abbacinante.
(kill rock stars, 1997)
speed trails | alameda | ballad of big nothing | between the bars | pictures of me | no name n. 5 | rose parade | punch and judy | angeles | cupid’s trick | 2:45 am | say yes
Affinità elettive: cicoria selvatica, molto amara