Nella vita ci vogliono regole e disciplina. Senza fare troppo i bacchettoni puzzoni che non si slacciano mai, eh. Io una regola me la sono data: non usare mai la panna. A meno che non sia talmente obbligatorio che senza ti viene un attacco di diarrea fulminante. Be’, siccome non sono bacchettone come qualche lingua maligna potrebbe pensare, se la lingua avesse un cervello, la panna l’ho usata, sia perché sono un nazi-gastronomico (ancora) moderato che pensa che di panna abusa chi-non-ce-la-sa, sia perché ho usato quella fresca anziché quella stabilizzata UHT contenuta in quei brick che per tirarla fuori ci vuole la cazzuola da muratore.
Ho usato la panna fresca e le carote viola, che prossimamente ti spiegherò cosa diavolo sono. Ora no. Perché ora devo mettere nero su bianco cosacomequandoeperché ho cucinato questa vellutata di carote viola e porro con stracchino e semi di zucca. Cosa ci vuole?
– 2 carote viola
– mezzo porro
– panna fresca
– stracchino fresco di latte biologico
– semi di zucca
– brodo vegetale fatto in casa precedentemente surgelato. Se vuoi farlo ex novo: una carota, una cipolla, un gambo di sedano
– burro chiarificato
– noce moscata, una raspatina
– sale (affumicato)
– pepe
C
Faccio il brodo, in questo caso l’ho scongelato da una precedente scorribanda brodosa, porto a ebollizione.
Scortico le carote, che sono viola e belle e sembrano dei manganelli perché sono enormi, le taglio a rondelle di mezzo centimetro. Poi scarnifico il porro e lo taglio anch’esso a rondelle.
Lancio con un triplo salto carpiato carote e porro in una casseruola con del burro chiarificato sciolto perché sta sopra una fiamma accesa evidentemente, faccio rosolare e aggiungo un pizzichino di sale in modo che le verdure rilascino l’acqua all’interno e inizino a stufarsi. Se sono troppo stufe, me ne fotto. Ok, questa era una battuta penosa, cancellala.
Una volta rosolate le verdure, si passa alla brodaglia: ricchi e generosi mestoli, servono 20 minuti di cottura.
Dopo 20 minuti la roba che sta dentro la casseruola è tutta viola, anche il porro s’è dipinto e le verdure sono abbastanza morbide per essere frullate. E allora: frullo! Frlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrlfrl.
Frullate le verdure col mio fido braccio meccanico detto anche minipimer, aggiungo la panna fresca: una tazzina da caffè. Essendo la panna, oltre che fresca, fredda, il suo avvento fa decrescere la temperatura della mia vellutata, che è inoltre adesso abbastanza liquida perché la panna è fresca, fredda e liquida. quindi rimetto sul fuoco per pochi minuti fino a che non ottengo la consistenza che mi serve.
Tolgo dal fuoco, aggiusto di sale e pepe. Uso del sale affumicato ma solo perché sono una Fichetta Chic, puoi usare il sale che cazzo ti pare.
Verso sul piatto e unisco un cucchiaio di stracchino e sopra adagio dei semi di zucca. L’acidità dello stracchino mitiga la base dolce della vellutata, mentre i semi di zucca danno consistenza croccante al piatto. That’s all folks.
Stay tuna