Gli Ulver non sono una band per conservatori e ortodossi. Non si fa in tempo a prendergli le misure che si trasmutano in qualcos’altro, come in un perenne processo alchemico.
Kristoffer Rygg e compagnia stavolta si immergono totalmente nell’electro-pop. Se con “Wars Of The Roses” del 2011 ci avevano giocato come un gatto col topo, in queste otto nuove tracce i norvegesi gettano la maschera e danno fondo a tutto il proprio talento compositivo e melodico.
In cabina di regia c’è Martin Glover, più noto come Youth (che ha prodotto, tra gli altri, Marilyn Manson, U2, The Verve, Beth Orton, The Cult), che lima le asperità e lucida i suoni dei synth, che qui sono padroni assoluti.
Sterzando quindi verso territori cari a Depeche Mode e, perché no, Duran Duran (Transverberation), gli Ulver ammiccano ai Talk Talk di “The Colour Of Spring” (Rolling Stone) e tentano il colpo gobbo con la superba Nemoralia d’apertura e Southern Gothic, ma se il campionato in cui si sta giocando è quello della breccia melodica a mancare è il super-singolo, quello che potenzialmente potrebbe finire in radio a fare il culo a un sacco di robaccia là fuori. Di roba simile qui neanche l’ombra, e non è detto che sia per forza un bene.
(house of mythology, 2017)
nemoralia | rolling stone | so falls the world | southern gothic | angelus novus | transverberation | 1969 | coming home