Martedì 22 novembre 2016 – Santeria Social Club, viale Toscana 31, Milano
Quando li scoprii nel 2003, i Jaga Jazzist mi mandarono in pappa il cervello. Ero solo un piccolo marmocchietto di vent’anni cresciuto a pane, grunge e marmellata, ma anche Tool a nastro e un bel po’ di metallo ed ero nella fase di esplorazione di altri mondi sonori. Mi imbattei in The Stix prima e In The Fishtank 10 in condominio coi Motorpsycho dopo – stesso anno, stesso mare – e, che vi devo dire? Ci sono rimasto secco. A tutt’oggi sono due dei miei album preferiti in assoluto.
Quindi quando ho saputo che avrebbero fatto tappa a Santeria Social Club qui a Milano, quanto c’ho messo secondo voi a decidermi ad andare? Una microfrazione di nanosecondo. Erano ben 11 anni che non venivano in Italia, un’eternità per l’attuale mercato discografico.
Insomma, a Milano piove da giorni, il sole me lo sono ritagliato da un foglio A4, colorato e affisso in camera per ricordarmi della sua esistenza e arrivo al locale verso le 21.30 con una voragine nella panza che tappo immediatamente con un Hardcore, che è uno dei panini della lista di Santeria: hamburger di manzo da 180 g, tomino alla piastra avvolto nello speck – non sia mai che dimagrisca o che il mio colesterolo si abbassi troppo – e patate, che i tuberi fanno sempre bene. Senza infamia e senza lode, va detto, mi permetto di fare un appunto al pane che, inumidito dai succhi della carne, mi si sbriciola in mano. Sul resto ci siamo.
Tracanno la birra e mi fiondo in sala concerti. Gli Aiming For Enrike, la band che apre, me la sono persa, me ne dolgo ma amici mi parlano di un’ottima performance. Onestamente non li conosco, indagherò.
Sono le 22.15 e i nove norvegesi, immersi in una selva di neon dalle luci intermittenti, salgono sul palco e partono. Partono con Shinkansen, tratta dall’ultimo album “Starfire”. Il brano si schiude timido e cresce e cresce fino a che: buio e silenzio. Tutto salta, colpa dell’allarme antincendio azionatosi chissà come.
La band non si scompone, sospinta dal pubblico che la incita. E tornati suoni e luci, ripartono da dove si erano fermati, ristabilendo l’atmosfera trascinante di prima. Io sono passato al Negroni e sento le sinapsi espandersi. Tanto mi riporta a casa la 91-carro-bestiame.
La premiata ditta Horntveth (Martin – batterista istrionico e aizzatore di folle – Line e Lars, quest’ultimo produttore impegnatissimo e autentico genio) trascina la combriccola e con essa tutti quanti in platea. Io sto godendo come un riccio perché in sede live emerge una vena kraut-space inarrestabile, un flusso immaginifico agghindato da suoni luccicanti figli d’un certo post-rock anni Novanta. Del jazz conservano la struttura con un tema centrale che torna qua e la in un labirinto di digressioni sostenute da riff ossessivi. Dal progressive rock traggono le evoluzioni fluide e cervellotiche dei King Crimson senza mai risultare imperscrutabili.
É così che filano in un unico corpus sonoro Suomi Finland! – dall’incipit glaciale come la natia Norvegia – i passi à la Kraftwerk di Dance! Music! Drama!, il giro barocco e trascinante di One-Armed Bandit.
Fiati e cori danno sostanza e corpo agli arrangiamenti, non sono mai inopportuni e tutto è calibrato. E io sono già balzato al terzo Negroni, la mia coscienza ormai fluttua nell’aere volteggiando tra le complesse variazioni tonali di Big City Music e il magma di Oban.
C’è tempo per gli encore, Starfire e Touch Of Evil prima di chiudere con una Oslo Skyline che raggiunge apici di intensità inauditi.
Che cazzo di bomba sono questi qua? Non riesco a descriverlo con precisione usando le parole, è qualcosa che va ben oltre il semplice Essere Bravi, è puro spirito comunicativo, immagini mentali che arrivano sotto forma di suoni.
Mi sento spettinato in ogni dove, barba e sopracciglia in primis, o forse è perché sono piuttosto brillo? Vabbè, me ne torno a casa: autista del pulmino, sbrigati a raccattarmi. Grazie.
Stay tuna
Setlist: shinkansen | bananflauer overalt | suomi finland | music! dance! drama! | one-armed bandit | big city music | 220 v/spektral | oban | starfire | touch of evil | oslo skyline
[credit foto di copertina: zero]