Sto per dirti una cosa che, appena avrò finito di dirtela, dirai: Perché nessuno me l’ha detta prima? Ma, soprattutto, come ho fatto a vivere in questi ultimi 6 giorni senza sapere che: É Uscito Il Disco Dell’Anno? E non è una di quelle cagate da pubblicità del centro commerciale, niet. A meno che non esca il nuovo album dei Tool – è più facile che mi trasformi in una rana a 9 zampe – quello degli Algiers è il ciddì del 2015. É stato rilasciato il 2 giugno scorso, ma erano mesi che la Matador, l’etichetta del trio americano, ci sbobballava i cabasisi con la promozione. E hanno fatto bene, perché io un album in cui convivono senza nessun conflitto: soul, gospel, post punk, new wave, blues, elettronica e industrial, giuro che non l’ho mai sentito. E per mai intendo Mai. Atmosfere oscure, tematiche aspre di ingiustizia sociale e oppressione, gli Algiers celebrano il funerale del Sogno Americano. Si definiscono Post Worldbeat, secondo me l’hanno fatta grossissima.
Sarà un caso? Sarà voluto? Non te lo dico, fatto sta che apro il post con un disco pieno zeppo di stili che si fondono l’uno con l’altro per sverginare una delle probabili-prossime rubriche di questo blogghe, il più amato dalle casalinghe senza casa. Faccio la Cucina Fusion Regionale. Che poi non m’invento nulla, eh, ci sarà qualche cuoco insignito con la Stella Cometa Michelin che ha già fatto accrocchi da paura, dico però che l’idea m’è venuto in uno di quei momenti di cogito interrotto solo dal tram che sferraglia sotto casa, è un’idea originale Made In Uomo Senza Tonno e che nessuno mi perfori la sacchettina contenente le mie due sfere.
Per inaugurare questo nuovo filone blogghettaro che rivoluzionerà la concezione stessa del foodblogger che se la mena con la signora 74enne del terzo piano, ho deciso di interpretare uno dei miei piatti siciliani preferiti con ingredienti tipici del Trentino Alto-Adige: beccati l’Arancino Trentino. O l’Arancina Trentina, che poi tutti attaccano con la diatriba linguistica e la già copiosa sudorazione di questi ultimi giorni di afa meneghina aumenta.
Cosa ci vuole per l’Arancino Trentino? Questa roba qui (per 2 persone)
– 250 g di riso originario
– una bustina di zafferano
– 70 g di speck trentino IGP
– 70 g di puzzone di Moena
– un uovo
– farina per polenta taragna
– farina di grano tenero
– olio d’arachidi per frittura
Procedo e spiego. In primis, ci sono due possibili strade da seguire: o si lessa il riso o ci si fa un risotto (con burro e brodo vegetale). Siccome fa caldo e non me la sento di stare lì a rimestare. lesso il riso in acqua bollente e aggiustata con sale grosso. Ah, non farmi domande del cazzo tipo: posso fare gli arancini col riso venere che neri sono più ganzi? Assolutamente no, perché il riso venere è integrale, non ha amido, che è ciò che tiene uniti i chicchi quando fai le palle. E meglio un riso dai chicchi piccoli, per questo uso l’originario, non ne serve uno particolarmente ricercato.
Finita la lessatura del riso, sciolgo una bustina di zafferano in un micropentolino d’acqua calda e lo verso nel riso, già scolato. Faccio riposare sentendo il tutto in una pirofila.
Afferro il porcello tramutatosi in Speck Trentino e lo affetto.
Ghermisco il Puzzone di Moena ma dopo essermi tappato le narici con una molletta: questo formaggio è pura antonomasia e i facilmente suggestionabili possono usare qualcos’altro (magari una leggera besciamella con Trentingrana o un altro formaggio, meglio se di malga), ma superato lo sconcerto olfattivo iniziale, il Puzzone si tramuta in pura poesia palatale, dolce appena irrompe in bocca, leggermente amaro quando si dissolve. Oh, qui mica si cazzeggia. Taglio a cubetti.
Il riso s’è raffreddato e faccio e palline. Accorgimento: tengo accanto una ciotolina con dell’acqua fredda in cui immergere le mani, ciò mi serve per evitare che i chicchi mi si attacchino, inducendomi a bestemmiare copiosamente. Fare le palline è come giocare con il didò: faccio una palla, poi la scavo con l’indice, nell’incavo infilo un po’ di speck e un po’ di puzzone e poi richiudo, magari usando dell’altro riso. Appallottolo per bene.
Rompo e sbatto un uovo in un piatto fondo, poi fanno il loro ingresso Le Farine: farina di grano tenero (di norma uso quella di grano duro, ma oggi mi sembra eccessiva) e Farina di Mais per Polenta prodotta in Trentino. La panatura con la polenta ha diverse peculiarità: garantisce una croccantezza superiore al pangrattato e assorbe pochissimo olio, ovvero quasi nulla (e anche il giorno dopo si mantiene piuttosto croccante).
Procedo con la panatura: passo le palle nella farina di grano tenero, poi nell’uovo e infine nella farina di mais. L’olio è già rovente, uso una pentola per una frittura a immersione e friggo come se non ci fosse un domani. Trasferiti poi in carta assorbente per fritti, gli arancini non hanno scampo.
Stay tuna
– Il Disconsiglio: be’, già detto, l’abbinamento perfetto è proprio Algiers, S/T, annata 2015