Tra la stesura del mio primo libro – che uscirà tra non molto, belly miey – e un corso che mi tiene occupato mezza giornata, riuscire a cavare qualche idea decente per nuovi piatti e lanciarmi alla scoperta di musica pettinella fresca fresca sta diventando impresa ardua.
Sapete, cari Follouà, c’ho la testa intrappolata in un vortice di faccende, non so se vi capita mai. Quel vortice in cui dovresti fare 712805129018690438601 cose ma ti ammaraggi – per i non siculi: sbarattarsi – e alla fine non fai una minchia arrosto. E giù di parolacce.
Ad ogni modo, negli ultimi giorni ho scovato il nuovo album di Lusine, al secolo Jeff McIlwain, producer texano che ha messo su il suo miglior lavoro, dato che lo seguo da un pezzo. Sensorimotor riecheggia un po’ come quel mini-capolavoro che fu “Orchestra Of Bubbles” concepito in condominio tra Apparat e Ellen Allien ma non solo. Glitch a pioggia e melodie sommesse, quasi timide in una sorta di ibrido tra EDM e art-pop (bellissima Witness cantata da Benoit Pioulard, così come Just A Cloud con Vilja Larjosto, già apparsa in “Two Dots” del 2012).
Non mi dilungo, ascoltatelo che è meglio.
Visto che non mi dilungo sulla musicanza, mi fiondo a capofritto sulla cibanza perché nell’odierna giornata di oggi vi stravacco una ricetta di quelle che vi fa ispessire i tessuti cavernosi e inumidire le caverne tessutali. Sto parlando del mio nuovo piatto dell’estate, già finito dritto dritto sul menu di Scièf a Domicilio perchè qui i piatti mica si fanno solo per farsi le seghe allo specchio: Quinoa risottata, crema di melanzana arrosto e pomodorino, pesto di alghe e noci brasiliane, stracciatella di burrata.
Un coro di putti alati intona un sublime MINCHIA! Robbabbella questa è. Ma procedo con ordine, ingredientume per 4 irriverenti manguste umane:
– 360 g di quinoa
– 1,5 l di brodo dashi (la ricetta del brodino sta nel post dell’okonomiyaki) ma va bene anche del brodo vegetale normale
– 3 melanzane nere lunghe
– 800 g di pomodorino piccadilly
– stracciatella di burrata a piacimento, se ti piace il mento
– mezza cipolla rossa tritata
– 50 g di alghe miste secche da far rinvenire (io ho: dulse, spirulina, kombu, nori, wakame)
– 20 g di noci brasiliane sgusciate
– olio extravergine d’oliva
– sale grosso e fino
Pronti, partenza, prot.
La faccenda più lunga è quella delle melanzane. Le taglio longitudinalmente a dischetti spessi 3 centimetri circa, li cospargo di sale e li ficco in forno, solo dopo averli disposti su una placca. 150° per un’ora e mezzo circa, in pratica li arrostisco/appassisco in forno.
Quando le mulinciane sono pronte, le metto da parte e preparo la crema. Taglio i pomodorini e in una casseruola faccio rosolare un trito di cipolla rossa con dell’olio, aggiungo i suddetti e sudditi pomodorini tagliati, quando sono flosci e impotenti scaravento le melanzane – che, non l’ho detto, in quattro, i dischetti – e faccio andare a fuoco lento, aggiungendo un po’ d’acqua se il tutto secca. In 15 minuti ottengo un sughetto sugaiolo che frullo e passo al cinese ottenendo così una crema liscia e fluida. Aggiusto di sale.
Rivengo il brodo dashi che ho congelato mentre preparo il pesto di alghe. Faccio rinvenire mettendo a mollo in acqua le alghe, le strizzo e le asciugo, poi le intrufolo nel frullatore bagnandole con olio extravergine d’oliva e frullo. Aggiungo olio a filo per coadiuvare l’operazione frullatesca, poi lancio in mezzo le noci brasiliane che ho appena scafazzato e appena il risultato è una pasta molto densa, fine. Aggiusto di sale e metto da parte.
Posso risottare la fottuta quinoa. In un tegame scaldo due cucchiai di olio extravergine d’oliva, faccio tostare leggermente la quinoa, poi la bagno col brodo dashi e la cuocio per circa 10 minuti. Un minuto prima di tirarla via dal fuoco, aggiungo la crema di melanzane e pomodorino per mantecarla.
Cazzo, Follouà, sono stanchetto, ma ho quasi finito. Impiatto: la quinoa mantecata sul fondo, sopra un bello sghiccio di stracciatella di burrata che ci sta un pettine-e-anche-più e, infine, il pesto di alghe e noci brasiliane ‘ncoppa. Miao, bau, mu e felicitazionz.
Stay tuna