Non paga del Mercury Prize ricevuto con Let England Shake cinque anni fa, Polly Jean Harvey se n’è stata in giro per Afghanistan, Kosovo e Washington DC col fotografo Seamus Murphy per mettere le fondamenta al suo nuovo ambizioso album.
Nuovo album che ha attratto molta attenzione sin dalla stesura. Proprio come in un’installazione d’arte contemporanea, PJ e la sua band si sono chiusi alla Somerset Hall di Londra mentre i visitatori osservavano il processo creativo attraverso un vetro. Voi c’avreste pensato? Io no.
Connesso alla stesura del disco, la Harvey ha ultimato un libro di poesie, The Hollow Of The Hand, e un film. Tutto ciò potrebbero sembrare bizze di un’artista che ormai ha già dato il meglio di sé e invece no. Ok, The Hope Six Demolition Project non è l’opera superlativa che t’aspetteresti dopo tutto ‘sto contorno, eppure è avvincente e affascinante. E soprattutto, tremendamente triste.
Il titolo e l’intero concept lirico sono un’invettiva contro l’Hope VI, il programma di gentrificazione del governo americano iniziato nel 1992 e approvato nel 1998 e che ha richiesto l’investimento di quasi 6 miliardi di dollari per riqualificare aree di diverse città statunitensi. Un fallimento, secondo Polly Jean che lo declama a gran voce.
Ma non c’è solo questo. L’impegno socio-politico imbeve le liriche delle marcette marziali di The Ministry Of Defence e Chain Of Keys, con quelle venature di sax che profumano di Morphine.
Non sono canzoni immediate queste, non ci sono quei gran colpi di genio melodico a cui l’artista britannica ci ha abituati, anche se l’atmosfera rarefatta di River Anacostia, l’arioso tema di Near The Memorials To Vietnam And Lincoln (che rievoca lo spirito dei Jefferson Airplane) e l’impeto folk di The Wheel hanno un’efficacia disarmante.
É un po’ complesso entrare in sintonia con The Hope Six Demolition Project, ha quell’aria aristocratica che di primo acchito induce ad affrontarlo con circospezione, poi il suo fascino emerge, prima lentamente per poi rivelarsi del tutto all’improvviso, come un’illuminazione, una di quelle belle idee che ti cambiano la giornata.
Ma che ve lo dico a fare, Piggiei avrà mai bisogno del mio endorsement? Naaah, semmai io ho bisogno di attirarvi dentro questa ricetta ciarlando di un disco che, però, diciamolo, non è per tutti i palati. Potrei far ascoltare Stories From The Cities, Stories Frome The Sea a mia zia e le piacerebbe, su questo nuovo la cilecca auditiva è dietro l’angolo.
Sto tirando il post troppo per le lunghe? Ragione avete. Sto guadagnando pixel perché stavolta non ho da rivelarvi la genesi creativa del piatto di oggi. Non mi sono pressato le tempie coi polpastrelli accovacciato in un angolo della mia camera, nudo e al buio, come sono solito fare quando devo secernere una nuova ricetta. No, no. Stavolta il piatto era già impiattato. O meglio, l’ispirazione l’ho presa da una cosa che ho letto in un ricettario e, con le opportune modifiche, l’ho personalizzato rendendolo Original Tuna Recipe.
Vado al dunque, ma anche al quindi: cucino! Prima però, come di consueto, la solita lista degli ingredienti necessari a plasmare questo Tortino salato di nocciole e verdure accompagnato da yogurt greco aromatizzato con basilico e zenzero per 4 soggetti dotati di denti e papille gustative:
Per il tortino
– 130 g di nocciole sgusciate
– 2 gambi di sedano
– 2 carote
– 150 ml di passata di pomodoro
– una cipolla rossa di Tropea
– mezzo cucchiaino di cardamomo in polvere
– un cucchiaio di salsa di soia
– un cucchiaio di farina 00
– un uovo
– 70 g di pangrattato
– un cucchiaio di olio extravergine d’oliva
– sale fino
Per il resto
– 100 g di yogurt greco
– 20 g di foglie di basilico
– zenzero (a piacimento, baby)
Non vi siete ancora afflosciati davanti allo schermo in preda a un improvviso accesso di narcolessia? Me ne compiaccio, anche perché adesso attacco a spadellare.
Devo aromatizzare lo yogurt con basilico e zenzero, quindi lo verso nel frullatore, aggiungo le foglie di basilico e lo zenzero grattugiato e aziono le lame selvagge che creano così una cremina più o meno omogenea, ma anche se resta qualche pezzetto di basilico non smaciullato, gradisco. Copro con uno strappo di pellicola e metto in frigo.
Tortino, veniamo a noi. Scaldo l’olio in padella, aggiungo la cipolla rossa tritata come la triterebbe Tritone, cioè finemente, e il cardamomo: la cipolla appassisce, il cardamomo si tosta, io sorrido.
Non deconcentrarti, Tunaless.
Aggiungo il sedano tagliato a pezzetti picciiiiiiiini, appena è ben rosolato, via con la farina che spolverizzo con un setaccio direttamente nella padella. Soffriggo e mescolo e giunge il momento della passata di pomodoro, che precipita in mezzo agli altri ingredienti allagandoli ma non troppo, perché la farina opera da addensante. Infatti tutto s’addensa, m’illumino d’immenso e spengo la fiamma.
Ho già grattugiato le carote e tostato in padella le nocciole, che ho precedentemente scafazzato con un mortaio. Procedo con il versamento del contenuto della padella in una ciotola dove già albergano le suddette carote, le succitate ed eccitate nocciole e poi affluiscono anche il pangrattato e la salsa di soia e tutti dicono Evviva, un tripudio di gioia. Incorporo per bene, aggiusto di sale e faccio raffreddare quello che adesso è un Impasto.
Ora che l’Impasto s’è raffreddato, posso aggiungere l’ultimo elemento di questa kermesse: l’uovo. Lo rompo e lo schiaffo in mezzo, mescolo per bene.
Guarda un po’ chi c’è qui: gli stampini di alluminio. Ne imburro le pareti, le pangratto addirittura così nulla s’attacca, verso il composto in ognuna di queste ergonomiche formine e via a farsi una bella abbrustolita in forno, 190° per 25 minuti (ma i tempi possono variare in base al vostro forno).
Cottura ultimata, faccio raffreddare qualche minuto così che non mi si distrugga il tortino quando dovrò estrarlo. In un piatto da portata metto al centro un cucchiaio di yogurt aromatizzato, poi depongo il tortino prontamente denudato delle sue vesti d’alluminio e sopra adagio un altro cucchiaio di yogurt. E, dato che m’avanzano, anche qualche nocciola tostata che non fanno mai male.
Stay tuna
– Il Disconsiglio: questo è un piatto strano ricco di contrasti, dalla nocciola tostata alla speziatura del cardamomo, la dolcezza di pomodoro e carote e l’acidità dello yogurt, il mentolato del basilico e il tocco pungente dello zenzero. Ci vogliono quindi suoni in equilibrio che non smontino l’architettura del tortino. Un bell’affresco in cui è tutto al suo posto, ricerca sonora e melodica sullo stesso piano, è Robyn & Royksopp, Do It Again, annata 2014