JarIT, Piazza Santo Stefano 10 (angolo via Festa del Perdono), Milano
Se vi dico take away, cosa vi salta in testa? La pizza. Il cheeseburger chimico del fast food. Il kebab-con-tutto. Bene, potete aprire i cancelli automatici di cervello e palato e accogliere l’alta cucina, ma in barattolo.
É l’idea da cui nasce JarIT, bistrot con due sedi (una a Varese, una a Milano) che mette lo chef sottovuoto. Insomma, come funziona? I piatti sono creati e firmati da chef stellati del calibro di Claudio Sadler, Antonella Ricci, Gianfranco Morelli e Katia Maccari e le proposte variano ogni mese. Ogni portata è messa in sottovuoto con una particolare tecnica testata e ri-testata per oltre un anno su circa 150 ricette (!) per preservarne la freschezza e poi chiusa ermeticamente e conservata a basse temperature. Da consumare entro una decina di giorni, a casa si scalda al microonde, proprio come scaldereste un qualsiasi altro piatto pronto, ma si può consumare anche seduti a uno dei tavoli del bistrot.
Ci si può quindi concedere un pasto gourmet senza vendere un rene o indebitarsi con le banche. Io ne ho testati alcuni del menu di marzo proprio in loco e posso dirvi che:
il riso basmati con verdure, gamberi, salsa curry, banane e mandorle di Claudio Sadler ha un sapore semplice e avvolgente, quasi confortevole
così come l’altro riso, quello di Christian Di Bari del ristorante Due Spade di Cernusco Sul Naviglio (MI), il venere con zuppa di carote e spigola al dragoncello, in cui il pesce è sodo e gustoso
Ritengo però che la formula non si sposi alla perfezione con le fritture che fisiologicamente perdono fragranza e croccantezza. L’arancino con crema di taleggio e asparagi firmato da Alberto Broggini del ristorante Da Annetta di Varese è innegabilmente ottimo e la panatura è compatta e massiccia ma manca del tocco da appena fritto
così come il bocconcino di cotoletta alla milanese di Matteo Pisciotta del ristorante Luce Villa Panza di Varese, accompagnato da una giardiniera in carpione niente male e un’ottima crema di cavolfiore.
Piuttosto, il format è perfetto per tutto il resto. La girandola di pesce di pesce bianco su schiacciata di patate al limone e salsa alla barbabietola e yogurt alla menta è meraviglioso, compatto e impreziosito dal contrasto con la crema. Il piatto è firmato da Antonella Ricci del Ricci di Ceglie Messapica (BR).
Anche la carne si mantiene morbida come appena cotta, dettaglio per niente secondario, e lo testimonia il ganassino di vitello stracotto e fagioli cannellini all’uccelletto di Andrea Piantanida del ristorante Luce Villa Panza di Varese.
I piatti non sono mai banali sebbene semplici e il progetto è molto interessante soprattutto per chi non ha voglia di sbattersi a cucinare quando torna disossato da lavoro e l’idea di versare in padella l’ennesima busta di cibaccio industriale precotto lo disgusta.
I prezzi si aggirano tra gli 8 € e i 14 € circa (il più caro è il riso di Sadler), riportando il barattolo di vetro (con guarnizione inclusa) al locale si ottiene 1 € di bonus per un acquisto successivo. Si effettua consegna a domicilio con Foodora e sul menu ci sono anche i dessert, la panna cotta al pistacchio è invero godereccia.
Stay tuna