L’anno scorso questo album è passato in sordina, la ciurma che l’ha composto è venuta a Milano e quella sera avevo o la febbre o qualche altro fottuto malanno che mi ha impedito di presenziare. Volevo staccarmi entrambi gli alluci ma poi ho pensato che mi sarebbero serviti in futuro per recarmi a vederli, qualora dovessero tornare, al che ho accantonato l’opzione-mutilazione. Succede.
Che dire di Watter-con-due-T-non-con-una-ché-non-è-Water? Che è un progetto ganzissimo che vede coinvolti gente di Slint e Grails, ovvero passato e presente del post rock. Ovviamente si parla proprio quel linguaggio nei sei brani di This World ma senza paraculate o noiosi viaggi che non vanno da nessuna parte. Voglia di sbadigliare non ne ho e già il mondo è satollo di musica di merda.
Essendo signorini navigati, Zak Riles e Britt Walford, insieme al producer Tyler Trotter, mettono su un album sognante da capezzolini turgidi. Miscelano il folk, cenni di math (ma proprio cenni) e la fierezza del rock bucolico americano mettendoci tanto cuore, a dimostrazione che il post-rock, se composto con cognizione e coraggio, ha ancora grandi emozioni da spalare anche nel 2014 (eh, l’album è dell’anno scorso).
Insomma, se non lo ascolti sei un po’ stronzo e non meriti le mie esortazioni audiofile. Cazzo.
Vabbè, discorriamo di cucina. No, parlo io che questo è il mio dannato blogghe che, come avrai notato, sto aggiornando a singhiozzo ma solo perché sto facendo una moltitudine di altre robe che, davvero, ho bisogno di un altro me per fare tutto.
Cosa ho impacchettato per questo appuntamento di fornello acrobatico senzatonnesco? Mah, una roba abbastanza tradiscional, di recente mi mancano anche le intuizioni da minchia-che-figata.
Quindi ora ti espongo la fabbricazione di questo bel brasatino di manzo al vino rosso con castagne e verdure e una cialda di parmigiano e rosmarino.
In realtà nell’idea iniziale dovevo parcheggiare anche una salsa allo zafferano ma non mi è venuta bene, quindi l’ho versata nel cesso allegandovi una vasta gamma di improperi.
Dai, su, lista della spesa (dosi per 2 persone)
– 400 g di manzo
– 2 carote
– una zucchina
– mezzo peperone rosso
– una cipolla
– una dozzina di castagne
– un litro di vino rosso (uso un Dolcetto d’Alba, non prendere vino di merda che ti viene un brasato di merda)
– un cucchiaio di parmigiano reggiano
– aghi di rosmarino tritati
– 3 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Mi sembra tutto. Procedo.
Manzettino bastardino! Sì, sto chiamando te, vieni qua che ho in serbo una cordiale Reazione di Maillard per te. Schiaffo il trancetto di animale ormai deceduto in una pentola con olio caldo e lo rosolo in tutti e sei i lati per sigillare la parte esterna.
Nel frattempo lavo e sbuccio e taglio: carote, zucchina (non la sbuccio), peperone (non lo sbuccio), cipolla. Prendo questo verdurame e lo piazzo in una padella con un po’ d’olio, rosolo per una decina di minuti, tolgo dalla fiamma e aggiusto di sale.
Verso l’intera boccia di vino sul manzo ormai rosolato, che s’è anche un po’ abbrustolito, poto a ebollizione, poi abbasso la fiamma e lascio andare finché il liquido non sarà ben ristretto. Il tempo standard non ce l’ho, per terminare la cottura ci ho messo quasi un’ora.
Ma durante quest’ora mica me ne sto con le dita nel naso. Pulisco le castagne togliendo buccia e barbaccia, taglio a fettine e a metà cottura del manzo, plot, le immergo.
La verdura la piazzo in pentola una decina di minuti prima di spegnere il fuoco, le ho cotte e parte perché hanno tempi diversi rispetto alla carne e non voglio vegetali rammolliti che fanno schifo.
Terminata le cottura di carne, verdure e castagne ormai in cucina s’è sviluppato un Sciauro che sto per mordermi le braccia ma non è il caso dato che mi servono per preparare la cialda di parmigiano e rosmarino. Come? Mescolando in una ciotola entrambi gli ingredienti, col rosmarino tritato finefinefinefinefinefinefine, getto in una padella calda distribuendo su tutta la superficie, appena comincia a rapprendersi stacco via e giro, come una frittata. Ovviamente l’operazione non è agevole perché è abbastanza mollacchia la cosa, una volta tolta dal fuoco si raffredda e diventa una cazzo di cialda.
Bene, è tutto pronto, aggiusto anche di sale il brasato, mi siedo, mangio, bevo e rutto. Ed è tutto bello.
Stay tuna
– Il Disconsiglio: il brasato richiede un abbinamento sbruciacchioso ma nel contempo carico di umami. Abbinamento ideale un Big Blood, Dark Country Magic, annata 2010