Per questa ricetta non ho preamboli e lungaggini da sfoderare. Non ho finito nessun libro, quindi non ho nessun libro di cui parlarti. Ad agosto dischi nuovi ne escono pochi, non ho quindi dischi ganzi su cui pontificare. Le uniche notizie degne di nota della mia vita piatta come l’elettroencefalogramma di una banda di leghisti riuniti a spulciarsi le narici ammontano alle seguenti: sono rientrato a lavoro facendomi trascinare dal mio senso di responsabilità incarnatosi in un torturatore dell’Impero Romano che mi ha minacciato brandendo un lampione dell’autostrada sradicato dal casello per Bergamo, al che ho evitato di farmi polverizzare qualche costola e l’altra notizia è che la mia panza non accenna a sparire ma onestamente non ho intenzione di farla estinguere, le voglio bene come un panda in pericolo di vita e continuo a nutrirla con del carboidrato liquido e solido tutti i santi giorni.
Come potrai notare, pur non avendo scritto nulla di rilevante e di importante per migliorare la mia e la tua vita, ho già occupato una bella porzione di pagina, il che è uno dei trucchetti che utilizzo quando non ho una segabanana da scrivere e il fatto stesso di ammettere di non avere una segabanana da scrivere aiuta a soffiare via la paura del foglio bianco, che è una di quelle cose che mi fa pisciare a letto di notte.
E se hai notato, finora ho usato solo 4 punti fermi. Ora 5. Ora 6. Peripezie sintattico-grammaticali.
Oh, cazzo facciamo qui? Vogliamo narrare la ricetta in oggetto o perseveriamo a insultare l’intelligenza del lettore che si sentirà inevitabilmente raggirato da un post in cui non si parla di nulla se non del non parlare di nulla? Vai, er(r)o(r)e della cucina creativa casalinga, dicci un po’ come fai questa pasta con la mozzarella di bufala, la bottarga di tonno, la buccia della zucchina e la scorza del pompelmo.
Scusami lettore, l’ultimo paragrafo lo ha scritto il mio Senso di Responsabilità, quello che mi ha minacciato col lampione dell’autostrada, è un po’ invadente. Ma ti dico come ho fatto sta pasta e sai da dove parto? Dagli ingredienti
– 100 g di linguine di Gragnano Garofalo
– una mozzarella di bufala campana
– mezzo cucchiaino di bottarga di tonno
– buccia di zucchina verde
– scorza di pompelmo rosa grattugiata
– un cucchiaio d’olio extravergine d’oliva
– uno spicchio d’aglio in camicia
– sale
Dopo aver fatto la spesa, cosa faccio?
Scippo dalla zucchina una fetta della buccia e senza asciugarla dopo averla lavata, la scotto in padella con un cucchiaio di olio extravergine d’oliva e uno spicchio d’aglio vestito. Metto ad assorbire su un foglio di carta assorbente e taglio a julienne. Sistemo di sale.
Mentre cuocio le linguine preparo il resto della roba: grattugio la scorza di pompelmo rosa e taglio la mozzarella di bufala a cubetti, che poi non sono cubetti perché si sfalda tutta quindi la taglio a cazzo di smilodonte, che è un po’ come dire a cazzo di cane ma con una connotazione preistorica.
Salto le linguine in padella – senza scolarle, tirandole via dalla pentola con un forchettone – con solo olio extravergine d’oliva, aggiungo la mozzarella, appena inizia a filare, via nel piatto insieme agli altri amichetti: la zucchina a julienne, la scorza di pompelmo e una spolverata di bottarga di tonno. Io ho trovato quella già grattugiata ma se intercetti quella a pezzo da scorticare con le tue manine è anche meglio.
Stay tuna
– Il Disconsiglio: è un piatto così delicato, dal sapore così “bianco” che ci vuole qualcosa di chiaroscurale, tenue ma che abbia delle nette sensazioni da trasmettere. Ci vuole un bel Low, Things We Lost In The Fire, annata 2001