Sto ultimando la lettura di Soffocare di Chuck Palahniuk e si rafforza in me l’idea che ho sempre avuto su di lui: scrittore che t’affascina quando hai 20 anni, a 31 ti stanca. Stanca la sua scrittura artefatta, calibratissima, a tratti innaturale. Stanca la sua ostinazione a indugiare sugli aspetti macabri e disillusi della vita. Stanca la sua ipocondria, disseminata ovunque. Stanca quel cinismo che in Fight Club m’aveva letteralmente mandato in orbita, qui m’ha rotto il cazzo. Ho già Crash di J. G. Ballard che scalpita.
Ma vabbè, parlo anche di cucina, va. Che è da un pezzo che voglio schiaffare la cime di rapa in una ricetta, ma non m’è mai venuto il guizzo giusto. Fino ad ora.
Conosco un bel po’ di pugliesi in quel di Milano, come se ne scarseggiassero, e ogni qualvolta si affronta l’inevitabile argomento cucina e si giunge all’inevitabile domanda “come fai le orecchiette con le cime di rapa?” scatta la faida, l’accoltellamento, le bestemmie e le maledizioni. Io ho il mio personalissimo modo di interpretarla, quando lo narro si sviluppano facce di sdegno e angoscia. Sono dell’idea che la Tradizione vada rispettata finché non diventa Limite.
Così ho deciso di profanare il tempio, di prendere le cime di rapa e ficcarle in un piatto nuovo. In cui l’amaro della verdura si coniughi con la nota grassa del pesce e il tutto venga rinfrescato dal tono speziato di una radice. Ho quindi elaborato i Tortiglioni con cime di rapa, salmone e zenzero, piatto che Sa Veramente Bello.
Dosi per una persona:
– 90 g di tortiglioni
– 70 g di salmone fresco
– 70 g di cime di rapa fresche
– una grattugiata di zenzero
– sale
– un cucchiaio di olio extravergine d’oliva
– trito di cipolla
– acqua di rubinetto pagata nella bolletta annuale
Sferro un attacco veemente contro le cime di rapa, seleziono le foglie, tolgo le parti più dure dei gambi, uso anche il fiore interno. Lesso per 6 minuti in acqua leggermente salata e poi salto in padella con un trito di cipolla. Per mero gusto personale, la cima di rapa non mi piace disfatta a mo’ di purea, ma preferisco mantenere una certa croccantezza: di solito neanche la lesso, la scotto direttamente in padella, ed è questo ciò che mi fa un eretico delle orecchiette.
Alle cime aggiungo il salmone pulito, deliscato, privo di pelle, tagliato a cubetti. Ulteriori 3 minuti di cottura e ci sono.
Lesso la pasta nell’acqua in cui ho sbollentato le cime, tiro via molto al dente-quasi-alla-gengiva e salto la pasta in padella, mantenendo un po’ d’acqua do cottura per evitare che si secchi.
Metto sul piatto e aggiungo lo zenzero grattugiato a crudo in modo che mantenga un sapore vivace ma non invadente. Ce finì.
Stay tuna
– Il Disconsiglio: il tocco speziato dello zenzero rinfresca un piatto dominato dalle note grasse del salmone e dal retrogusto amarognolo delle cime di rapa. Quale migliore abbinamento di un album in cui una voce eterea ma nel contempo graffiante alleggerisce un contesto sonoro plumbeo e greve come un Battle Of Mice, A Day Of Nights, annata 2006